Libri

Una voce fuori dal coro

Sono cresciuta leggendo, tra mille altre cose, moltissime tragedie greche, nelle quali la voce ed il punto di vista del coro aggiungono informazioni importantissime sull'intreccio, moltiplicando emozioni e punti di vista. Mi sono però spesso innamorata del ruolo del corifeo, che si esibiva in piena autonomia, rivoluzionando o ampliando quanto detto dai coreuti.

Ho studiato in una facoltà in cui il silenzio e il lavoro individuale erano considerati un valore. E sono infine stata catapultata nel mondo del management, del business e degli MBA, in cui il team working è enfatizzato in ogni singolo capitolo dei libri del settore.

Oggi anche io in aula spesso parlo di lavoro di gruppo, cercando però di mantenere saldi il senso e l'importanza, in alcuni casi ed in alcuni contesti, del lavoro individuale.

Leggo perciò con infinito piacere un articolo dell'ultimo numero italiano della Harward Business Review, dove si riporta l'intervista a J. Richard Hackman, Professore di Psicologia Sociale ed Organizzativa ad Harvard, sul tema delle condizioni di efficacia dei gruppi di lavoro.

Hackman è un po' un moderno corifeo, per la sua visione decisamente controcorrente del lavoro in team, o, per lo meno, per il fatto che non accetti a priori l'idea secondo cui lavorare in team renda tutti più produttivi, più creativi e, in definitiva, più felici e motivati.

Quali sono, allora, le condizioni per fare in modo che un team esprima il suo potenziale? E quali gli errori e le false credenze da evitare?

Leggerlo attraverso le belle parole di un autore serio, lucido ed appassionato come Hackman è un regalo per l'anno nuovo.

Mescolare i colori

Ci sono dei temi che diventano i temi del proprio cuore. E nulla li smuove, nonostante gli anni.

Per me, la contaminazione è un racconto continuo, che cerco, che racconto a mia volta nelle aule, che diventa il punto di contatto tra ciò che ho studiato ed il mio lavoro di oggi, l'equilibrio nella mia, di storia. 

Catullo contaminava da Callimaco, da Saffo, dalla sua passione politica, dalla luce che raccoglieva a Sirmione. 

Lì segno l'inizio del mio considerare la contaminazione lo strumento più utile di management.

Ma forse, questa storia inizia ancora prima, dalle favole fisiche che mio padre inventava per me, e che mia madre illustrava mescolando i colori.

Ed eccomi qui, oggi, di fronte a questa pagina bellissima di "Vedere il giorno", un libro intenso di Emma Giuliani, che ha un posto importante nella mia stramba biblioteca manageriale.

Mescoliamo i colori, contaminiamo.

"Per progettare bene serve leggere tanto"

Cosi mi diceva sempre il mio migliore maestro. Ed in questi giorni malinconici di fine agosto in cui bisogna pensare e progettare per l'anno prossimo, io vado in montagna per il weekend ed in valigia metto fogli bianchi e libri belli.

[...] sugli alberi noi trascorrevamo ore e ore, e non per motivi utilitari come fanno tanti ragazzi, che ci salgono solo per cercar frutta o nidi d'uccelli, ma per il piacere di superare difficili bugne del tronco e inforcature, e arrivare più in alto che si poteva, e trovare bei posti dove fermarci a guardare il mondo laggiù [...]

(Italo Calvino, Il barone rampante)

Inspiring books

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Luglio è il mese giusto per farsi un regalo, prima delle vacanze.

Ecco un regalo bellissimo, che mi viene facile immaginare nella valigia di così tante persone che farei fatica a comprarne una copia per tutti.

"Come diventare un esploratore del mondo" è un quaderno di appunti e suggerimenti per documentare e osservare il mondo che ci sta attorno come se non l’avessimo mai visto prima. Una raccolta di idee ispirate dai grandi pensatori e artisti della nostra epoca che Keri Smith reinterpreta e mette in pratica attraverso un racconto fatto di illustrazioni e fotografie.

L'autrice è una delle donne che vorrei incontrare nella mia vita, la adoro e si sa!

In questo libro invita gli "esploratori" di ogni età a volgere uno sguardo nuovo su ciò che li circonda e a guardare il mondo con occhi nuovi e curiosi. Nessuna regola, solo qualche consiglio, ai quali si accompagnano citazioni di scrittori, filosofi, musicisti: guarda, considera ogni cosa come viva e animata, documenta le tue scoperte, osserva il movimento e cerca di carpire il messaggio segreto nascosto in ogni angolo del mondo.

Un libro da scarabocchiare, modificare e completare per tenere traccia della realtà in cui viviamo e scoprirne un volto nuovo, inedito e speciale.

Come fare a non comprarlo per progettare con occhi nuovi tutti i lavori del prossimo autunno? :)

Comunicazione interculturale

Solo a me questa foto delle mie ultime vacanze fa venire in mente che ho proprio voglia di rileggere Geert Hofstede, papà della comunicazione interculturale? diversità

"L'acquisizione delle abilità di comunicazione interculturale passa attraverso tre fasi: consapevolezza, conoscenza e abilità. Tutto comincia con la consapevolezza: il riconoscere che ciascuno porta con sé un particolare software mentale che deriva dal modo in cui è cresciuto, e che coloro che sono cresciuti in altre condizioni hanno, per le stesse ottime ragioni, un diverso software mentale. [...] Poi dovrebbe venire la conoscenza: se dobbiamo interagire con altre culture, dobbiamo imparare come sono queste culture, quali sono i loro simboli, i loro eroi, i loro riti. [...] Infine l'abilità di comunicare tra culture deriva dalla consapevolezza, dalla conoscenza e dall'esperienza personale"

(Geert Hofstede, Cultures and Organizations: Software of the Mind)

Ci salverà la Qualità

Il mio corso di oggi è iniziato così:

"Qualsiasi lavoro tu faccia, se trasformi in arte ciò che stai facendo, con ogni probabilità scoprirai di essere divenuto per gli altri una persona interessante e non un oggetto. Questo perché le tue decisioni, fatte tenendo conto della Qualità, cambiano anche te. Meglio: non solo cambiano anche te e il lavoro, ma cambiano anche gli altri, perché la Qualità è come un'onda. Quel lavoro di Qualità che pensavi nessuno avrebbe notato viene notato eccome, e chi lo vede si sente un pochino meglio: probabilmente trasferirà negli altri questa sua sensazione ed in questo modo la Qualità continuerà a diffondersi."

(Robert Pirsig, Lo zen e l'arte della manutenzione della motocicletta)

E questa sera, in metropolitana, ho quasi perso la fermata, perché questo libro mi cattura sempre, con la sua strana capacità di avere ogni volta un brano giusto per me. :)

E' il mese del mio compleanno!

E questa poesia mi rappresenta tantissimo in questo momento in cui non ho desideri materiali, ma solo voglia di tempo e di emozioni.

Io non ho bisogno di denaro ho bisogno di sentimenti di parole di parole scelte sapientemente di fiori detti pensieri di rose dette presenze di sogni che abitino gli alberi di canzoni che facciano danzare le statue di stelle che mormorino all'orecchio degli amanti. Ho bisogno di poesia questa magia che brucia la pesantezza delle parole che risveglia le emozioni e dà colori nuovi.

(Alda Merini)

Buone vacanze!

ilbaronerampante

A luglio sono in vacanza, con la mia bimba di nome Viola, alla ricerca di idee e di alberi da fotografare, e con la borsa pesante di libri e di creme doposole che poi non uso mai...

Anch'io vorrei vivere sugli alberi ogni tanto, come fa Cosimo de "Il Barone Rampante" di Calvino.

"Insomma, c'erano anche da noi tutte le cause della Rivoluzione francese. Solo che non eravamo in Francia, e la Rivoluzione non ci fu. Viviamo in un paese dove si verificano sempre le cause e non gli effetti" [...]

Una storia molto attuale! :)

Inspiring Books

In questo inverno così speciale, in cui Antonella Project Manager impara a non fare troppi progetti ed a non usare il Gantt per misurare i tempi della bimba in arrivo, è arrivato nelle librerie italiane un libro fantastico.

mess2

"Mess: the manual of accidents and mistakes" di Keri Smith: un libro pensato per tutti coloro che sono stanchi di avere tutto sotto controllo, di mantenere l'ordine, di non poter gridare e ridere sguaiatamente.

Queste pagine chiedono proprio l'opposto: strappare, sporcare, disordinare, accartocciare, urlare.

Le uniche regole da ricordare sono:

1) non cercare di fare solo cose belle

2) non pensare troppo

3) non smettere di fare

Bellissimo. Ne fossi solo capace! :)

Andiamo? :)

Tanti bambini (e tutti coloro che vorranno partecipare) disegnano e costruiscono un grande albero in piazza guidati dallo staff delle Edizioni Corraini insieme a molti degli storici collaboratori di Bruno Munari e ad alcuni giovani operatori che stanno avvicinandosi al suo mondo: una grande comunità di piccoli e grandi per imparare come cresce un albero, anche in città! Il laboratorio ideato e realizzato in occasione di Bolibrì, festival internazionale "a misura di bambino" interamente dedicato ai libri, per giovani e giovanissimi.

Bruno Munari uno

Bruno Munari tre

Bruno Munari due

Bellissimo, vero?!

Aspettando Natale

Albero dei Progetti a Natale si regala un altro libro poco conosciuto e poco diffuso sugli scaffali delle librerie dei manager, ma tanto tanto bello! Auguri! natale_rodari_01

Si può viaggiare negli spazi interstellari a bordo di un cavallo a dondolo? Si può capitare su un pianeta dove ogni giorno è Natale, le vetrine non hanno vetri, gli orologi sono commestibili e hanno un sapore di cioccolata? Queste e altre ancora le domande che si rincorrono in un fantasioso resoconto di avventure spaziali dal ritmo ilare e dall'estro bizzarro. Completano il volume la descrizione del felice pianeta, le "poesie per ridere" e le "poesie per sbaglio" nelle quali Rodari colora di luci da caleidoscopio le figure di una fantasia ricca di umana simpatia, di speranza, di gioia di vivere.

L'illustratore di questo fantastico libretto è Bruno Munari, che di alberi se ne intende! :)

Una lezione di statistica

Chi mi conosce sa che, prima o poi, avrei trovato il modo per infilare la letteratura anche nel seriosissimo modulo di statistica del Project Quality Management! Ma che sarebbe stato qualcosa di così divertente non me lo sarei aspettata nemmeno io! :)

Sai ched'è la statistica? È na' cosa che serve pe fà un conto in generale de la gente che nasce, che sta male, che more, che va in carcere e che spósa.

Ma pè me la statistica curiosa è dove c'entra la percentuale, pè via che, lì,la media è sempre eguale puro co' la persona bisognosa.

Me spiego: da li conti che se fanno seconno le statistiche d'adesso risurta che te tocca un pollo all'anno:

e, se nun entra nelle spese tue, t'entra ne la statistica lo stesso perch'è c'è un antro che ne magna due.

(Trilussa, La statistica)

Il nostro iceberg si sta sciogliendo!

E' ormai da un po' di tempo che nei miei corsi di Change Management utilizzo il modello di John Kotter, docente della Harvard Business School e grande studioso di cambiamento organizzativo. In particolare, mi piace iniziare leggendo un brano o due del suo libro "Il nostro iceberg si sta sciogliendo", una favola che fa sua la storia di una colonia di pinguini per costruire una bellissima metafora, davvero molto attuale nel mondo del management. I personaggi del racconto - Fred, Alice, Louis, Buddy, il Professore e NoNo - sono molto simili alle persone con cui entriamo in contatto quotidianamente, persino a noi stessi.

La loro è una storia vera di resistenza al cambiamento e di gesti eroici, di confusione e di intuizione, di ostacoli quasi insormontabili e di tattiche ingegnose per affrontarli.

Spesso mi chiedono il perché della scelta dei pinguini. A me piace rispondere ricordando che questa specie di uccelli straordinari ha un percorso evolutivo difficile ed emblematico, unico e coraggioso, all'interno di un ambiente freddo e ostile. La forma e le dimensioni sproporzionate del corpo dei pinguini sono il frutto della necessità e dell'evoluzione, il simbolo della sfida raccolta e vinta, per risparmiare energie e calore. Ma non solo. I pinguini sono uccelli che hanno imparato a nuotare, agili e veloci. I pinguini sono uccelli che hanno imparato a marciare per lunghissimi tratti, in una lotta contro il tempo e lo spazio, per non morire quando le condizioni climatiche portano allo scioglimento del loro iceberg.

Non ho mai avuto dubbi sul valore della metafora di John Kotter, ma quale sorpresa, oggi, nel leggere che i cari pinguini sono ancora una volta in ballo con un ambiente instabile...

pinguini in pericolo

Come faccio a spedire ai pinguini di Magellano una copia del libro dei loro "parenti" dell'Antartide? :)

"Oi barbaroi"

Lo voglio dire nel modo più semplice. Qualsiasi cosa stia accadendo, quando abbiamo percepito la spina nel fianco di una qualche razza, la mossa che abbiamo scelto di fare è stata alzare una Grande Muraglia. Apparentemente lo abbiamo fatto per difenderci. E siamo tuttora convinti in buona fede che sia per quello. E celebriamo il domestico eroismo di chi la difende ogni giorno, e di chi la costruisce, ottusamente, per migliaia di chilometri. Neanche la constatazione, facile, che quel muro non ha minimamente ridotto le razze, ci fa cambiare idea. Continuiamo a perdere pezzi, eppure il grottesco spettacolo di eleganti ingegneri affaticati dietro alla costruizione del muro continua a sembrarci lodevole. Ma la verità è che non stiamo difendendo un confine: lo stiamo inventando. Ci serve quel muro, ma non per tenere lontano quel che ci fa paura: per dargli un nome. Dove c'è quel muro, noi abbiamo una geografia che conosciamo, l'unica: noi di qua, e di là i barbari. (Alessandro Baricco, I Barbari)

Una lezione 'sui generis'

Buon ritorno a tutti, con una poesia di Jacques Prevert che sembra scritta per il mio logo! :)

Anzitutto dipingere una gabbia con la porticina aperta dipingere quindi qualcosa di grazioso qualcosa di semplice qualcosa di bello qualcosa di utile per l'uccello appoggiare poi il quadro ad un albero in un giardino in un bosco o in una foresta nascondersi dietro l'albero silenziosi immobili. A volte l'uccello arriva presto ma può anche impiegare degli anni prima di decidersi. Non scoraggiarsi attendere attendere se è il caso per anni la rapidità o la lentezza dell'arrivo non ha nessun rapporto con la riuscita del quadro. Quando l'uccello arriva se arriva osservare il più profondo silenzio aspettare che l'uccello entri nella gabbia e quando è entrato chiudere dolcemente la porta col pennello poi cancellare una dopo l'altra tutte le sbarre avendo cura di non toccare nessuna piuma dell'uccello. Fare quindi il ritratto dell'albero scegliendo il ramo più bello per l'uccello dipingere anche il verde fogliame e la frescura del vento il pulviscolo del sole e il fruscio delle bestie dell'erba nella calura estiva e poi aspettare che l'uccello si decida a cantare.

(Jacques Prevert, Per fare il ritratto di un uccello)

Per chi ama Sherlock Holmes!

"Ero appena tornato al 221B di Baker Street, dopo le mie solite visite ai pazienti, e trovai Holmes che guardava fuori dalla finestra. Notai che era particolarmente nervoso e, mentre osservava con attenzione la strada, mordicchiava il bocchino di una pipa spenta. "Buonasera Holmes!", dissi. Non ci fu risposta e non ne rimasi sorpreso. Conoscevo Holmes da tempo e sapevo che quando era impegnato nei suoi pensieri si isolava dal mondo. Mi sedetti sulla poltrona affianco al camino e dopo qualche minuto di silenzio si avvicinò e mi mostrò un telegramma: "Signor Holmes. Urgente bisogno di incontrarla. Stasera Baker Street ore 8. Paul Pillow". "Allora sarà qui a momenti", feci notare. "Conosce questo Pillow?" "No", mi rispose. "Eccolo. Dovrebbe essere quell'uomo che si sta avvicinando alla nostra porta". Un secondo dopo udimmo il suono del campanello, seguito da dei passi che salivano le scale. Holmes, impaziente, aprì la porta. "Buonasera signor Pillow" "Ecco qui Sherlock Holmes! Buonasera a lei e piacere di conoscerla", esclamò entusiasta il nostro ospite. Dopo averlo fatto accomodare, mi presentai. Ormai molti mi conoscevano come il biografo ufficiale del mio amico investigatore. L'uomo che si presentò a noi era giovane, basso, con una barba non molto elegante. Appariva comunque come una persona curata ed era visibilmente emozionato. Holmes, senza perdere tempo, iniziò con le sue solite domande: "Mi dica. A cosa dobbiamo questo incontro?" "Mi chiamo Paul Pillow. Sono un lettore delle sue imprese e, appena sono passato da Londra, ho voluto a tutti costi conoscerla. Ci tengo anche a ringraziare il Dottor Watson che, grazie ai suoi scritti, mi ha permesso di scoprire lei e le sue tecniche prodigiose". Holmes apparve deluso. "Quindi lei è qui solo per conoscermi? Non ha nessun caso, furto o delitto da sottopormi?" "No", rispose imbarazzato il nostro ospite. Holmes scoppiò in una fragorosa risata. "Lei Watson mi manderà in rovina con questa sua passione per la scrittura! E perché mai un giovane come lei dovrebbe essere interessato alle mie vicende?" "Signor Holmes, lei non lo sa, ma le sue strategie mi sono molto utili sul lavoro" "Ah già! Lei è un formatore". Pillow apparve sorpreso "Come lo sa?" "Elementare. Lei è a Londra di passaggio: i numerosi biglietti del treno che escono dalla tasca significano che lei è una persona che viaggia molto. Sulla giacca, poi, ha i segni di un badge giornaliero. Ha visibili occhiaie, sintomo di lunghe notti passate a studiare, un grande orologio per non perdere mai di vista l'ora ed è vestito in modo elegante ma non ricercato. Inoltre ha le mani sporche d'inchiostro di pennarelli, segnale di una persona che è abituata a scrivere su lavagne e lucidi. Ma soprattutto, lei non aveva niente di meglio da fare che venire a parlare con me. Quest'ultimo indizio, in particolare, denota una persona che spende il suo tempo in maniera molto originale. Quindi lei non può che essere un formatore: un professionista fuori dal comune". "Ciò che dicono sul suo conto è proprio vero! Ha un intuito eccezionale", sottolineò Pillow. "Mi dica: cosa fa esattamente un formatore? Per tante domande a cui ho dato risposta, questa mi è ancora irrisolta". "Un formatore è un facilitatore dell'apprendimento", rispose prontamente il giovane. "Facilitatore? Si spieghi meglio" replicò Holmes. "Come il dottor Watson si occupa del benessere fisico dei suoi pazienti, io mi occupo del loro benessere mentale e relazionale. Inoltre la mia e la sua professione, Holmes, sono simili: sia io che lei, infatti, aiutiamo le persone a trovare soluzioni". Nella mia mente aumentò la confusione. Non avevo assolutamente chiaro che mestiere facesse quel giovane sedutomi accanto, ma per galanteria né io né il mio amico, che appariva dubbioso quanto me, volemmo insistere su questo punto. Pillow proseguì. "E' proprio per le similitudini tra le nostre professioni che sono qui oggi. Vorrei chiederle alcuni chiarimenti sul suo modo di procedere nelle indagini". "Ah, lei mi vuole rubare il lavoro, Pillow!", sentenziò Holmes ironicamente. "Guardi, ho già abbastanza difficoltà nel mio. Poi lei sarebbe insuperabile". "Ciò che mi ha colpito dagli scritti del dottor Watson è il suo metodo da lei definito deduzione". "Esattamente" "Se lei permette, credo che si sbagli" Sobbalzai sulla sedia. In tanti anni passati a fianco del mio amico, non avevo mai sentito nessuno contestarlo in maniera così diretta. Holmes conservò la sua solita calma nell'attesa di sentire dove Pillow volesse arrivare. "Nel senso che il suo metodo è certamente efficace, ma non si può definire deduttivo. La deduzione è arrivare al particolare partendo dai concetti universali. Lei, invece, effettua più precisamente un abduzione, ovvero stabilisce ipotesi per spiegare alcuni fatti. Le sue affermazioni devono essere sempre verificate" "Infatti sostengo che la tentazione di formulare ipotesi premature sulla base di dati insufficienti è la rovina della nostra professione" "Giusto! Potrei anche affermare che è grazie ad un calcolo delle probabilità che lei alla fine trova delle certezze", continuò Pillow. "Interessante questa sua disamina", osservò Holmes. "Difatti", dissi io a sostegno delle ipotesi di Pillow, "ricordo il caso dei faggi rossi, quando affermò "Dati! Dati! Dati! Dati! Non posso fabbricare mattoni senza l'argilla" Holmes rimase in silenzio. Aveva trovato una persona intellettualmente alla sua altezza. Nonostante non trasparisse, notavo in lui una certa soddisfazione per questa discussione. Infatti aggiunse "Nelle mie indagini ho sempre sostenuto che è un errore capitale teorizzare prima di avere i dati. Senza accorgersene, si comincia a deformare i fatti per adattarli alle teorie, invece di adattare le teorie ai fatti" "Condivido questo pensiero. Nel mio lavoro di formatore mi capita spesso di dover riportare gli assunti teorici a casi concreti. I miei clienti hanno sempre bisogno di dati e casi su cui ragionare". "Pillow, è evidente che nel suo mestiere ha allora dei clienti molto intelligenti". "Ne sono convinto", disse il giovane, "la difficoltà sta nel fargli ricordare tutti i dati, le teorie e i casi che insieme analizziamo". Holmes fece una pausa e affermò: "Secondo me, in origine il cervello umano è come un attico vuoto che uno deve riempire con i mobili che preferisce. Uno sciocco assimila ogni sorta di ciarpame che gli viene a tiro, così che le nozioni che potrebbero essergli utili vengono spinte fuori o, nella migliore delle ipotesi, accatastate alla rinfusa insieme ad un'infinità di altre cose, di modo che ha difficoltà a ritrovarle. Un operaio abile, invece, sta molto attento a ciò che immagazzina nel suo attico. Non vi metterà altro che gli strumenti che possano aiutarlo nel suo lavoro, ma di questi strumenti ne ha un vasto assortimento, e tutti in perfetto ordine. E' sbagliato pensare che quella piccola stanza abbia pareti elastiche che possano allargarsi a piacimento. E' estremamente importante che le nozioni inutili non tolgano spazio a quelle utili". Al nostro ospite si illuminarono gli occhi e disse: "Holmes, sono certo che lei sarebbe stato un ottimo formatore. Oltre ad avere grandi competenze, riesce a trasmettere il suo sapere con delle metafore significative". "Pillow, su una cosa sono certo: amo questo mestiere e continuerò a farlo. Se però un giorno avesse bisogno di un consulto per questa sua cosiddetta formazione non esiti a chiamarmi" "Non esiterò. E' stato un piacere conoscerla. Ora vado perché domattina ho una lezione e devo ancora finire di preparare del materiale". Il nostro ospite, visibilmente soddisfatto della chiacchierata, si alzò e mentre lo accompagnavamo alla porta disse: "Holmes, parlerò di lei e dei suoi metodi ai miei colleghi. La ringrazio e vi auguro buona serata". Salutato il nostro curioso ospite, Holmes prese il violino, assorto nei suoi pensieri, ma con un sorriso di compiacimento per quell'incontro. Mentre mi alzai per andare in camera gli dissi: "Un personaggio affascinante quel Pillow, vero Holmes?" "Molto interessante, direi! Ma Watson, lei ha capito cosa fa un formatore?"

Consigli di lettura

Ecco un altro libro da leggere, magari in pausa pranzo in un bel parco! Squirell Inc., azienda leader nel settore della conservazione delle noci, è giunta a un punto critico della sua vita: il mercato si va restringendo sempre di più, e i numeri dicono che ben presto l'impresa si troverà in cattive acque.

Diana, giovane manager rampante, ha l'idea giusta: bisogna offrire ai clienti nuovi servizi, ma per farlo è necessario cambiare profondamente la cultura aziendale.

Come riuscire, allora, a convincere il CEO e il comitato direttivo che bisogna cambiare per tempo, prima di arrivare a un punto di non ritorno? E, soprattutto, come diventare leader di tale trasformazione?

Per raggiungere i propri obiettivi Diana sceglie la strada della narrazione: raccontare storie si rivela presto uno strumento potente, grazie al quale rafforzare la propria leadership, promuovere il cambiamento, diffondere la cultura e condividere la mission dell'azienda.

I rami di Albero dei Progetti sono pronti ad accogliere gli scoiattoli di Squirrel Inc.! :-)

Stephen Denning, Scoiattoli SpA: storie di noci e di leadership, Etas.

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Consigli di lettura

Esiste un libro bellissimo, che non tratta di management, ma che i manager, ed in realtà anche tutti gli altri, dovrebbero leggere. E' un libro piccolo che insegna a disegnare gli alberi, ne racconta la poesia e ne spiega la regola di base, semplicissima. Uno dei primi brani è questo, e potrebbe essere stato scritto per un manuale sulla formazione: "Finalmente l'inverno è finito e dalla terra, dove era caduto un seme, sbuca un filo verticale verde. Il sole comincia a farsi sentire e il segno verde cresce. E' un albero, ma nessuno lo riconosce adesso, così piccolo. Man mano che cresce però, si ramifica, ogni anno gli spunteranno le gemme sui rami, dalle gemme sbucheranno altri rami, dai rami altre foglie e via di seguito. Dopo qualche anno, quel filo verde di prima è diventato un bel tronco pieno di rami. Più avanti ancora avrà costruito una grande ramificazione sulla quale farà sbucare foglie, fiori e frutti; d'autunno spargerà attorno a sé i suoi semi, alcuni cadranno sotto di lui, altri saranno portati lontano dal vento. In quasi ogni posto dove sarà caduto un seme, nascerà un altro albero simile a lui."

Accadono cose strane, dopo aver letto questo libro, per esempio decidere che il proprio logo avrà i rami, le foglie, e che fiorirà in primavera. :-)

Bruno Munari, Disegnare un albero, Edizioni Corraini. disegnareunalbero1